Il sistema sanitario italiano, da sempre motivo di orgoglio, è celebrato a livello nazionale e internazionale per il suo impegno nella copertura sanitaria universale e per la qualità dei servizi offerti. Tuttavia, dietro questa facciata di successo si cela una crisi in crescita, causata da anni di trascuratezza e sottofinanziamento da parte del governo. L’ultima proposta di bilancio dell’Italia, approvata ufficialmente il 28 dicembre, ha ulteriormente esacerbato questa crisi, suscitando l’indignazione tra i professionisti sanitari e dei cittadini, intensificando i timori per il futuro della sanità pubblica. Nonostante la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, abbia vantato gli investimenti storici previsti nel bilancio per la sanità, critici ed esperti del settore sanitario sostengono che gli stanziamenti previsti siano insufficienti per affrontare i problemi sistemici e di lungo termine del sistema sanitario.
Negli ultimi mesi, Giorgia Meloni e il Ministro della Salute Orazio Schillaci hanno dichiarato con orgoglio, sia in dichiarazioni pubbliche che sui social media, che grazie al bilancio ci sarà un aumento di 6,4 miliardi di euro nella spesa sanitaria nei prossimi due anni, con il Fondo Sanitario Nazionale che raggiungerà i 136,48 miliardi di euro nel 2025 e i 140,6 miliardi di euro nel 2026.
Tuttavia, analisti come la Fondazione Gimbe avvertono che questi numeri sono un bluff. In realtà, il valore reale degli aumenti è di soli 1,2 miliardi di euro se aggiustato per l’inflazione e in relazione alla percentuale del PIL. Infatti, il budget sanitario è diminuito come percentuale del PIL per molti anni e continuerà a farlo, passando dal 6,1% di quest’anno a un previsto 5,7% entro il 2029, rimanendo ben al di sotto della Francia, della Germania e del Regno Unito.
L’enorme debito dell’Italia, che si aggira intorno ai 3 trilioni di euro, ha portato all’imposizione di rigide regole fiscali da parte dell’Unione Europea, con riduzioni annuali del deficit di almeno 0,5% del PIL per un massimo di sette anni. Ed è proprio la sanità che subisce l’impatto maggiore di queste riduzioni.
Lavoratori della sanità pubblica e cittadini hanno fortemente criticato i problemi del sistema, tra cui stipendi bassi, condizioni lavorative sempre più difficili e gravi carenze di personale. I reparti di emergenza sono particolarmente sovraccarichi, arrivando a dover gestire fino a 100 pazienti per medico. Notizie sui tempi di attesa estremi sono all’ordine del giorno: pazienti che aspettano giorni nei pronto soccorso e fino a 715 giorni per appuntamenti ecografici.
Si stima infatti che circa 4,3 milioni di italiani rinuncino del tutto alle cure a causa delle lunghe liste di attesa, compromettendo drasticamente l’equità sanitaria. Parallelamente, il sistema sanitario pubblico sta subendo una fuga di personale, con circa 14 lavoratori che ogni giorno decidono di passare al settore privato o cercare opportunità all’estero.
La situazione sanitaria italiana riflette un fenomeno più ampio a livello internazionale, dove molti paesi stanno investendo nella difesa e la transizione sostenibile, trascurando però la sanità. Infatti, anche il bilancio italiano dà priorità a settori come la difesa e il settore finanziario. Queste scelte di bilancio sono particolarmente preoccupanti in un contesto di deterioramento globale della salute: problemi come il cambiamento climatico, i conflitti e gli sfollamenti forzati stanno aggravando sia le malattie trasmissibili che quelle non trasmissibili. Inoltre, il sistema sanitario italiano deve affrontare un ulteriore problema: l’invecchiamento della popolazione. Un quarto della popolazione ha più di 64 anni e, sebbene le richieste di servizi sanitari da parte degli anziani stiano aumentando, le entrate fiscali necessarie per finanziare questi bisogni non saranno sufficienti.
Rispetto alle altre grandi economie dell’UE, la spesa sanitaria dell’Italia è inferiore sia in termini assoluti che in percentuale del PIL. Ad esempio, mentre la Francia ha stanziato il 10,2% del suo PIL alla sanità nel 2022 e il Regno Unito il 9,9% nello stesso anno, l’Italia si è fermata al 6,8%. Infatti, la Francia, nonostante le proprie difficoltà di bilancio, continua ad aumentare i fondi destinati alla sanità, con il piano di bilancio 2025 che prevede un incremento della spesa del 3,4%, includendo un miliardo di euro aggiuntivi per gli ospedali. Inoltre, il Regno Unito, pur affrontando difficoltà di finanziamento, ha costantemente aumentato la spesa sanitaria, con l’ultimo bilancio che prevede un incremento di 26 miliardi di sterline all’anno nel sistema sanitario entro il 2025-26, includendo fondi per ridurre le liste d’attesa e ampliare la capacità degli ospedali. L’Italia, invece, resta indietro.
In definitiva, nonostante Giorgia Meloni presenti gli stanziamenti per la sanità come un’innovazione senza precedenti, i dati dimostrano chiaramente il contrario. Sebbene possa sembrare che il finanziamento della sanità sia aumentato, la realtà è ben diversa. La diminuzione relativa della spesa sanitaria in Italia è preoccupante e l’impatto di queste decisioni sta mettendo a rischio il principio fondamentale del Fondo Sanitario Nazionale italiano: la copertura sanitaria universale. Senza stanziamenti adeguati, il sistema sanitario pubblico continuerà a deteriorarsi, danneggiando i cittadini, gli operatori sanitari e il sistema stesso.